

Nuovo test per tumore alla prostata può ridurre falsi allarmi
Ogni anno negli Stati Uniti vengono diagnosticati 250.000 tumori alla prostata e circa la metà degli uomini interessati decidono di sottoporsi ad operazione chirurgica nella speranza di guarire dal cancro. Ma, dopo l’intervento chirurgico, fino al 50% degli uomini presentano fattori clinici che, secondo le linee guida nazionali, li metterebbero a rischio di progressione della malattia, rendendoli candidati per un trattamento aggiuntivo come ad esempio la radioterapia, trattamenti che hanno un costo per la Sanità e portano con sé effetti collaterali tra cui l’incontinenza e la disfunzione erettile. In realtà, ben poche di queste persone sperimenteranno in futuro una progressione della malattia, ma gli strumenti convenzionali non sono ancora in grado di identificare chi sia veramente a rischio e chi non lo sia. Ora, Decipher™ (GenomeDx) migliora gli strumenti convenzionali indipendentemente dalla previsione del vero rischio biologico del carcinoma della prostata metastatico in base ai geni associati con la malattia metastatica. Decipher™ può dare ai medici ed ai pazienti informazioni imparziali per migliorare la precisione nell’identificare un alto o basso rischio di metastasi dopo un intervento chirurgico. Se usato in combinazione con strumenti convenzionali, Decipher™ aiuta a valutare quale eventuale terapia aggiuntiva può portare benefici al paziente. Decipher™ è un test genomico di trasformazione che fornisce una misura diretta del vero rischio biologico di tumore prostatico metastatico indipendentemente dal PSA e dagli altri fattori di rischio. Decipher™ misura i livelli di espressione dei marcatori associati al cancro aggressivo della prostata e fornisce ulteriori informazioni sul rischio di progressione della malattia dopo una prostatectomia radicale. In uno studio prospettico per la valutazione del rischio dopo l’intervento chirurgico, Decipher™ ha accuratamente riclassificato il 72% dei pazienti valutandoli per un basso rischio (<3% incidenza di metastasi a 5 anni dall’operazione chirurgica). I pazienti classificati ad alto rischio avevano invece dei parametri 10 volte superiori.
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